Servizi sociali, fermo no dell'Anfass a compartecipazione costi

VENEZIA. La spending review infiamma i rapporti tra regione e associazioni. L’annuncio, da parte dell’assessore veneto alle Politiche sociali, di introdurre la compartecipazione alla spesa da parte delle famiglie di persone con disabilità trova il fermo muro dell’Anfass, che annuncia sit in e azioni di protesta. La querelle è iniziata due giorni fa, quando l’assessore Remo Sernagiotto ha annunciato l’intenzione di introdurre la compartecipazione “prevista in altre regioni ma non in Veneto, perché nel 2009 ci fu una battaglia in consiglio regionale”. La riforma si renderebbe necessaria “per non perdere lo splendido modello veneto nel campo del sociale e dell’assistenza alla disabilità”. Perché questo modello non si esaurisca per mancanza di risorse “ abbiamo la necessità di avviare delle modifiche salutari al sistema”. Per fare un esempio, rispetto al reddito Isee di una famiglia con 100 mila euro l’anno Sernagiotto prevede dai 30 ai 100 euro al mese di contribuzione alle spese sostenute dal servizio pubblico, “che rappresentano in pratica un livello essenziale di assistenza aggiuntivo”. L’ipotesi è comunque di un Isee a quoziente familiare, che tenga conto del numero di figli. L’assessore vorrebbe che la riforma fosse “attuata insieme ai sindaci e alle associazioni di disabili e dei loro familiari, non contro”.

Ma le associazioni non ne vogliono sapere. L’Anffas Veneto, in particolare, si dice molto preoccupata. Innanzitutto, ribadisce la necessità di una distinzione tra disabilità dalla nascita e disabilità dell’anziano: “Se l’anziano ha alle spalle una vita produttiva con la conseguente produzione di reddito, il disabile dalla nascita rappresenta esclusivamente un costo, in primis per la famiglia che non può essere ulteriormente penalizzata”. Quanto alla necessità di ridurre le spese, l’Anffas sottolinea che “i centri per disabili gestiti dal privato sociale hanno costi di circa il 30% inferiori a quelli gestiti dalle aziende sanitarie. Questo perché nelle aziende sanitarie al personale dei servizi sociali si applica il contratto sanitario - che costa di più - e non quello sociale. Tale scelta ha fatto lievitare i costi che oggi si scaricano sui disabili e sulle loro famiglie”. In questo quadro, l’associazione chiede “un’analisi attenta dei costi dei servizi per giungere a una retta media che funga da parametro di valutazione” e propone un tavolo di confronto con la giunta regionale “per affrontare una razionale ed economica gestione dei servizi il cui costo non può essere scaricato alle fasce più deboli della popolazione”. Intanto l’8 ottobre è annunciata una manifestazione di protesta a Treviso, cui seguirà una serie di sit-in nelle sedi regionali.
 

 

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