Il dolore, la politica e la storia di una bambina

Live Sicilia del 19-02-2012 - Il dolore, la politica e la storia di una bambina

PALERMO. In un cinema dedicato, per una volta, alla politica, un politico, ieri, ha violato un tabù. Ha parlato del dolore. E non soltanto. Davide Faraone ha raccontato la storia di sua figlia: una bimba di nove anni colpita dall’autismo. E si è riferito al dramma che lo riguarda personalmente, in nome della politica. Chi conosce Davide Faraone era al corrente della situazione. Ma la cosa era proprio nota a tutti: Palermo è piccola. Era risaputo, però non se ne faceva cenno. Mai. Una bambina autistica è un tabù all’ennesima potenza. Rompe l’immagine dell’infanzia spensierata cui siamo intimamente legati. Evoca la malattia che temiamo e che non vogliamo come convitato di pietra nei nostri momenti pubblici. Nel contesto in cui la vicenda è stata svelata, magari non lo dirà nessuno, tuttavia qualcuno penserà sicuramente che il candidato alle primarie del centrosinistra abbia dato in pasto sua figlia agli elettori, sacrificandola sull’alt! are mediatico, per acquisire punteggio in termini di simpatia e solidarietà nella sfida che lo attende. La domanda è cruciale: ha fatto bene questo politico, mentre si parlava di politica, a ripescare un evento personale talmente delicato dal contenitore del suo privato, per metterlo a disposizione di tutti?

Per chi scrive la risposta è sì. Viviamo nell’ipocrisia dell’assenza del male, nella falsa eutanasia del grido. La sofferenza è bandita dai nostri ritrovi, coltiviamo la pietosa illusione della sua lontananza. Ma poi, tanto, ci prende alle spalle col suo scatto, ci immortala tra una birra e un sorriso, quando meno ce lo aspettiamo, anche se la esorcizziamo col nostro tacere.

Questa comunità saprà risalire dal crepaccio non solo economico in cui è piombata, se troverà la forza di riconoscere il dolore, di parlarne, di proteggerlo. Saremo migliori, se riusciremo a condividere le spine, non solo i commenti sulla partita del Palermo. Diventeremo più sani se, finalmente, affermeremo ciò che sappiamo già e che disperatamente neghiamo: il patire è un volto della vita, è un accessorio del respiro, è una prova terribile che premia chi la sopporta con coraggio, regalando forza e dolcezza. I crocevia che frequentiamo proibiscono ogni minimo aggettivo che dia notizia delle ferite. Proiettiamo una finta immagine di tetragona opulenza e di successo, nascondendo le piaghe. Le cicatrici sono una colpa. L’autismo di una figlia di nove anni è uno “scandalo” che prevede il silenzio o la compassione. A parere di chi scrive, ieri, Davide Faraone ha compiuto un gesto di buona politica.

Chi scrive conosce la bimba di cui si narra, per amicizia antica con suo padre e sua madre. Da qualche parte nella sua stanza c’è un libro che le fu regalato qualche giorno dopo la nascita. Ma come, un libro a una neonata? Non mi sono mai pentito del dono. Le parole accompagnano i bambini come angeli custodi, anche quando non le leggono. Quel libro con le ali è poi adatto per un cammino difficile e per una speranza accogliente. Racconta la storia di un viaggio. Ha una copertina rossa e un titolo caldo come il pane. La Storia infinita.

di Roberto Puglisi

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