Una task force dell'Usl 1 per sconfiggere l'autismo

Sarà il dottor Raffaele Zanella a gestire tutti e tre gli ospedali dell’Usl 1 . Attualmente direttore medico del San Martino e del nosocomio di Pieve di Cadore, secondo quanto previsto nell’atto aziendale consegnato a fine agosto in Regione dalla direzione strategica di via Feltre ( dove si parla di unicità della struttura ospedaliera dell’Usl malgrado la sua tripartizione nel territorio), Zanella è stato messo alla guida anche della struttura di Agordo, prendendo il posto del collega Sandro De Col. Il nuovo incarico è partito dal primo ottobre. Il dirigente medico De Col manterrà così soltanto la direzione dei tre distretti sanitari e dell’unità operativa di cure primarie. Zanella e De Col sono stati confermati nei loro incarico per i prossimi cinque anni.

BELLUNO. Aumentano i casi di persone affette da autismo nel territorio dell’Usl 1, tanto che l’azienda sanitaria, anche sulla scorta delle linee di indirizzo regionali, ha deciso di formare una task force di medici per avviare un piano annuale di intervento sui soggetti affetti da questa sindrome. I numeri. Al 31 dicembre dello scorso anno, nella fascia di età compresa tra 0 e 18 anni (in provincia pari a 19.944 abitanti) erano 46 gli utenti affetti da autismo, pari al 23,06 per 10mila abitanti, contro il 22,5 riferito alla popolazione veneta. Ma se sui giovani è possibile dare dei numeri precisi circa l’incidenza della patologia, per quel che concerne invece l’età adulta, purtroppo, l’assenza di criteri diagnostici fino a pochi anni fa e le modalità riscontrate in modo specifico nel passaggio dai servizi all’età evolutiva ai dipartimenti di salute mentale, hanno determinato una sorta di dispersione delle diagnosi, facendo rientrare questi soggetti o nella disabilità intellettiva o nelle psicosi. «Nell’are dell’Usl 1», fanno sapere dall’azienda di via Feltre, «le persone che hanno conservato una diagnosi di autismo sono poche e giovani, in generale i soggetti che comunque hanno avuto una diagnosi già in età evolutiva. Perciò diventa importante diagnosticarlo al più presto e in questo diventa fondamentale l’apporto del pediatra». Cos’è l’autismo. L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, biologicamente determinato, che si manifesta nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente interessate da uno sviluppo alterato sono quelle relative alla comunicazione sociale e all’interazione sociale reciproca. I bambini con autismo hanno compromissioni qualitative del linguaggio anche molto gravi, fino a una totale assenza dello stesso; presentano interessi ristretti e comportamenti stereotipi e ripetitivi; manifestano un’incapacità o una difficoltà a sviluppare una relazione emotiva sia con adulti sia con coetanei. «Ad oggi i dati del fenomeno sono molto eterogenei, ma la stima di una prevalenza di 10 casi di autismo infantile ogni 10 mila abitanti, sembra la più attendibile, mentre la prevalenza complessiva dei disturbi si situa a 20/25 casi per 10 mila». Praticamente questi disturbi risultano oggi 3 o 4 volte più frequenti di quanto succedeva 30 anni fa. «Ma tale incidenza non dipende solo da un aumento dei casi, ma anche da una migliore definizione dei criteri diagnostici, da una maggiore conoscenza e consapevolezza del problema tra gli operatori e nella popolazione, ma anche dalla predisposizione di servizi dedicati», dicono dall’Usl. I percorsi diagnostici. Per questo l’Usl, in ottemperanza anche alle linee guida regionali, ha steso un piano di intervento che prevede un percorso di diagnosi clinica, con la conseguente presa in carico dei pazienti. In programma anche dei percorsi che prevedono la cura della persona adulta con disturbo autistico, grazie a progetti individualizzati abilitativi e di inclusione sociale. L’équipe sarà composta da un neuropsichiatra infantile, uno psicologo, un terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, un logopedista e un educatore.

di Paola Dall’Anese

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