Nuove tecnologie per i bimbi autistici Ecco il touch screen che può aiutarli

TORINO. Lo sanno tutti: il piatto va in centro, il coltello a destra, la forchetta a sinistra. Eppure per una persona autistica anche le operazioni più semplici diventano complicate. Oggi però medici ed educatori hanno un’arma in più: la tecnologia. Con un tavolo touch screen o con un tablet chi è affatto da autismo è più stimolato nel fare gli esercizi. Soprattutto, i suoi progressi possono essere monitorati. E il personale medico può condividere percorsi di cura e risultati.
Sono i principi alla base di “T4a”, un progetto realizzato dal Csp, il centro di ricerca partecipato dalla Regione che si occupa di innovazione nelle tecnologie informatiche. Gli esperti del suo W3lab hanno collaborato con i medici e gli psicologi del Casa (il Centro autosimo e sindrome di Asperger) di Mondovì e con la Fondazione Asphi. E dal 2010 a oggi hanno sviluppato due piattaforme per i bambini autistici.
La prima si chiama “Touch for autism” e utilizza un tavolo multitouch, ossia un grande schermo che può essere usato scorrendoci sopra le dita. In ospedale i bambini autistici lo utilizzano per fare alcuni esercizi, come spostare le sagome delle stoviglie al posto giusto o come associare il nome di un animale alla sua figura. Il
software tiene traccia di tutto e invia i dati a un database che può essere consultato via web dai medici e dalle famiglie per monitorare i progressi e per coordinarsi. Uno dei vantaggi, spiegano i ricercatori di Csp Roberto Politi e Donato Fiorella, è che «la piattaforma è aperta, dunque chiunque può creare un’applicazione. Alcune, per esempio, sono state create
dagli studenti dell’Itis Vallauri di Fossano».
I tecnici hanno poi creato “Tools for autism”. È un’applicazione per tablet che da un lato mette i ragazzi con autismo di fronte a delle “storie sociali”: un elenco di disegni e istruzioni che spiegano cosa accade, per esempio, quando si va in ospedale. Perché sapere in anticipo cosa succederà li aiuta a essere più sereni. Dall’altro lato, l’“app” spiega alcune azioni della vita quotidiana passo dopo passo, proprio perché l’autismo rende complicata anche l’operazione più banale.
«Il progetto risponde a due esigenze: rafforzare la comunicazione tra servizi sanitari, famiglia e scuola e offrire ai bambini degli strumenti più accattivanti», racconta Maurizio Arduino, il medico del Casa che ha seguito il progetto. Si stima che in Piemonte un ragazzo ogni 238 abbia una forma più o meno grave di autismo. È anche per questo, dicono Paola Borgogno e Mario Bellomo di Fondazione Asphi, che «il progetto è partito a Mondovì ma lo abbiamo allargato al San Camillo di Torino. E abbiamo raccolto l’interesse di diverse altre strutture». In fondo, aggiunge il direttore di Csp, Sergio Duretti, «questa iniziativa dimostra quanto sia importante mettere la ricerca al servizio dei problemi concreti».

di Stefano Parola

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