Maestra di sostegno cambiata pił volte. La mamma si ribella

CHIOGGIA. Cambia l’insegnante di sostegno dopo 5 mesi dall’inizio della scuola. Un trauma per un bimbo di 10 anni, con una invalidità grave certificata l’anno scorso, che ha perso all’improvviso un punto di riferimento importante. Lo denuncia la mamma che si è anche rivolta alle autorità scolastiche senza ottenere nulla. Il caso è unico nella sua classe, ma si sta ripetendo in molte altre scuole della città e in tutto il Veneto. Il problema è di tipo burocratico e non tiene conto che dietro ad una nomina non c’è solo un cambio di destinazione per un docente, ma un bambino che spesso fa fatica ad affrontare con serenità i cambiamenti. «Sono allibita per quello che sta succedendo», racconta la mamma, «sabato, dopo cinque mesi dall’inizio della scuola, è stato nuovamente cambiato l’insegnante di sostegno di mio figlio. A fatica si era abituato e ora che era diventato un punto di riferimento gli viene tolto, dall’oggi al domani. Mio figlio si è ammalato due anni fa e dall’anno scorso, in base alle legge 104, usufruisce del sostegno scolastico. Non è facile abituarsi per lui ai cambiamenti, ma la burocrazia non guarda in faccia nessuno». Il bimbo frequenta la quinta elementare in un istituto della città e l’anno prossimo dovrà affrontare un nuovo cambiamento. La mamma appena appresa la notizia del cambio nella docenza si è subito rivolta al dirigente scolastico, che ha espresso solidarietà e ha spiegato che si tratta di nomine indipendenti dalla sua volontà. Si è poi rivolta all’ufficio scolastico distrettuale che ha spiegato che il cambio dipende dall’approvazione delle graduatorie. «Ma come è possibile che le graduatorie vengono approvate a gennaio?», si chiede sconcertata la mamma, «i bimbi vanno a scuola a settembre e si ritrovano, il mio come molti altri in città, con un cambio così drastico dopo cinque mesi. Io voglio che la gente sappia cosa succede e che qualcuno si dia da fare perché queste cose non succedano. Se mio figlio è tutelato da una legge, dovranno derivare dei diritti credo. Invece questi bambini sono trattati come numeri, vengono assegnati degli insegnanti provvisori e poi tutto cambia. Questi bimbi non sono numeri, sono persone fragili e si deve guardare caso per caso prima di prendere decisioni così importanti. Le autorità che ho interpellato mi hanno detto che non si può fare nulla, ma non voglio che questa ingiustizia passi sotto silenzio, come se nulla fosse».

di Elisabetta B. Anzoletti

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