Onoterapia: tante esperienze, ma ancora nessun riconoscimento

ROMA. Calmo, riflessivo, simpatico. Ma anche responsabile, abituato alla fatica, docile, ben disposto alle coccole. Sono queste le caratteristiche che rendono l’asino un animale perfetto per aiutare le persone – non solo i bambini – con disabilità. Attraverso il tatto, il gioco in gruppo, la relazione, l’asino è in grado di favorire la comunicazione non verbale, stimolare la persona, potenziare l’autostima. È per questo che da Nord a Sud si stanno moltiplicando le esperienze di “onoterapia”, la terapia assistita con gli asini. "Rispetto al cavallo, l’asinello è più giocoso e sui pazienti depressi psichiatrici ha un effetto positivo – spiega Beatrice Garzotto, psicologa relazionale–. Ma la sua efficacia è evidente anche con i bambini iperattivi". Eppure in Italia l’onoterapia non è riconosciuta dalla comunità scientifica. "In Inghilterra e negli Stati Uniti l’asino viene portato nelle case di cura per lavorare con gli anziani – aggiunge Garzotto –. In Italia si potrebbe fare di più, soprattutto dal punto di vista legislativo". Eugenio Milonis (psicoterapeuta, psicologo analista e presidente del Consorzio nazionale Allevasini) tiene a precisare che "più che di terapia si deve parlare di co-terapia, cioè di un’attività a supporto delle terapie vere e proprie". Detto questo, "il contatto con gli animali e la natura è molto importante dal punto di vista emozionale, perché crea una relazione affettiva. Il prendersi cura di un animale provoca molto piacere nei bambini, aumenta la sicurezza in sé stessi e il senso di responsabilità".

Tra le tante esperienze disseminate nel Paese, “La città degli asini” a Polverara, in provincia di Padova, è una tra le più consolidate (Lacittadegliasini.it). Qui si lavora in équipe composte da medico, psicologo, educatori e altri professionisti che elaborano un progetto personalizzato. Durante l’attività sono presenti sempre due figure: il coadiutore dell’asino, che conosce l’animale perché ci lavora quotidianamente e che ha il compito di creare la relazione tra paziente e animale, e il coordinatore, una figura sanitaria. "Il Veneto è stata la prima regione in Italia che ha normato questo intervento " spiega la responsabile del centro, Lorena Lelli, che ha partecipato alla stesura delle linee guida nazionali sugli interventi assistiti con gli animali, ora al vaglio del ministero della Salute. "L’asino – sottolinea Lelli – è un animale riflessivo, sociale e socievole, ha una comunicazione empatica molto forte. È ideale per lavorare con persone con problemi nella sfera psico-emotiva". Durante l’attività il paziente entra nel recinto in cui si trovano gli asini liberi e aspetta di vedere quale si avvicinerà. "Non c’è costrizione verso l’animale, la relazione deve crearsi liberamente. Di solito l’asino che si avvicina nei primi due o tre incontri è quello che rimarrà lungo tutto il percorso perché si crea un legame". Il centro, operativo dal 2006, lavora soprattutto con bambini autistici, con disturbi comportamentali e del linguaggio, problemi psicorelazionali, paure. Al momento ci sono 15 terapie in corso, oltre alle attività di gruppo con i Ceod, i Centri educativi occupazionali diurni. Sempre con i minori vengono creati percorsi educativi per le scuole lavorando sul contrasto al bullismo.

In Piemonte lavora l’associazione “Asintrekking” di Asti (Asintrekking.com), che dal 2009 promuove, attraverso passeggiate naturalistiche, l’aggregazione di famiglie, bambini, ragazzi, anziani, scuole e persone con disabilità. Per tutta l’estate il centro ha ospitato sei ragazzi con autismo, difficoltà motorie e disagio mentale: "I benefici di questo tipo di lavoro sono evidenti – riferisce la presidente Marina Ferrero –, soprattutto nella comunicazione e nel gioco di gruppo. Con la natura e gli animali si abbattono tutte le barriere. Gli animali, non giudicando, accettano tutti". L’importante è avere accortezza: "L’asino va sempre rispettato e non sfruttato – avverte Ferrero –. Deve essere prestata attenzione ai suoi tempi, deve essere mantenuto in salute e in una condizione serena". Sempre in Piemonte, a pochi chilometri da Torino, opera la cooperativa sociale “Mirafiori onlus”, che gestisce un centro educativo-polifunzionale immerso nel verde. A Novara, invece, un anno fa è sorto il centro “La Ca’ di Asu”, che rientra nel progetto “Tutti giù nell’orto”, sostenuto dalla Fondazione De Agostini in partnership con l’associazione “L’Ontano” di Nebbiuno (Novara).

Non solo di onoterapia si occupa “La collina degli asinelli” (Lacollinadegliasinelli.it), centro di attività assistita dagli animali e del trekking someggiato all’interno del parco regionale dei Castelli romani. Qui all’attività assistita si aggiunge l’impegno di gestione della fattoria da parte dei ragazzi disabili, che curano gli animali, puliscono le stalle, seguono i sette ettari di verde, guidano i visitatori. La fattoria socio-didattica è nata nel 2008 dal progetto dell’Appha onlus (Associazione promozione portatori handicap). Iniziativa simile è quella della fattoria biosociale Babalù a Sant’Eusanio del Sangro (Chieti), che dispone di un centro diurno socio-educativo ideato da due giovani laureate in Psicologia e servizio sociale. Qui le persone disabili hanno un ruolo attivo nel mantenimento della struttura, curando le asine impiegate a scopo terapeutico e collaborando nella coltivazione della terra. A Rutigliano, in provincia di Bari, è attivo infine il “Centro per le attività assistite con gli animali” (Centroperleattivitaassistiteconglianimali.it), dove il lavoro con gli asini si rivolge ai casi di neuropsichiatria infantile e alle persone non vedenti. "Abbiamo una dozzina di cavalli, cinque asini e cinque pony – spiega il direttore Luca Schiamone –. E adesso anche una zebra, con cui stiamo avviando una sperimentazione dedicata ai bambini autistici. Questo animale infatti può rivelarsi particolarmente adatto, perché le sue strisce e i suoi colori aumentano l’attenzione dei piccoli".

di Giorgia Gay

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