Mancano i prof di sostegno bambini a casa da un mese

MESTRE. La scuola è cominciata da più di un mese, ma loro due, finora, non ci sono potuti andare nemmeno un giorno. Ad accoglierli, infatti, alla direzione didattica Grimani di Marghera, ci sarebbero dovuti essere due docenti di sostegno. Uno per ogni bimbo, presenti per tutte le ore scolastiche. Ma i docenti non sono stati nominati e i bambini, affetti da una disabilità grave, sono rimasti a casa o meglio nella comunità dove vivono, fino a ieri. Non hanno cominciato l'inserimento scolastico, che in questi casi segue un percorso lento e difficile. Non hanno incontrato i loro compagni. Non hanno avuto, insomma, la risposta che la legge italiana stabilisce per tutti i bambini, senza differenze. Il loro è un caso limite, ma molte scuole sono ancora senza insegnanti di sostegno, con grave disagio per decine di studenti. Davide e Michela (i nomi non sono quelli reali) vivono in una comunità a Marghera dove sono seguiti dagli operatori che si sono occupati da sempre anche dell'inserimento scolastico. «Quest'anno si è superato decisamente il limite - dice Nicola Purgato, direttore terapeutico della comunità Antenna 112 e Antennina - i nostri ragazzi hanno bisogno di stabilità, anche nell'insegnamento. Così per evitare loro numerosi cambi di insegnanti ogni settembre preferiamo attendere le nomine ufficiali. Si è sempre trattato però di una o due settimane di attesa, non eravamo mai arrivati a periodi così lunghi». Il problema nasce da una modifica al percorso per la richiesta dell'insegnante di sostegno. In modo particolare per le situazioni più gravi, che da quest'anno devono essere certificate attraverso un richiamo esplicito all'art. 3 comma 3 della legge 104/1992, per poter contare su un insegnante per bambino e per 22 ore alla settimana. Senza la «certificazione» i bambini hanno diritto al sostegno per 5 ore e mezzo a settimana, con un insegnante ogni 4 allievi. «Dopo aver saputo che i parametri erano cambiati molte famiglie hanno presentato la dichiarazione 104 - spiega Angelo Pietrobon, del comitato genitori della Grimani - da noi ad esempio le dichiarazioni sono passate da 7 a 14, su 32 bambini disabili presenti». Nuove richieste da smistate, nuove domande da vagliare dunque prima dall'Ufficio scolastico provinciale, e poi da quello regionale. E soprattutto lunghe attese. Lunghissime, anzi. «Le ore possono essere redristribuite dal dirigente ed è quello che sto facendo - spiega Roberto Bareton, dirigente didattico della Grimani - ho chiesto alle famiglie di fare uno sforzo, e in molti hanno accettato. Ho distribuito le ore cercando di accontentare tutti, per tamponare la situazione ma è inaccettabile una situazione come questa, a questi bambini non viene garantito un diritto fondamentale e anche chi rinuncia a qualche ora per i compagni, perde qualcosa che gli spetta. La Grimani sta aspettando 5 insegnanti di sostegno e non arrivano». Il dirigente ha chiesto, inutilmente, all'Usp di poter fare le nomine dalle graduatorie di istituto. «Abbiamo mandato le prime richieste all'Ufficio scolastico regionale a fine agosto - spiega Domenico Martino, direttore dell'Ufficio scolastico provinciale di Venezia (nella foto) - poi sono arrivate altre domande. Il secondo gruppo di richieste è partito una decina di giorni fa. L'Ufficio regionale le autorizzerà a breve». Intanto però Davide e Michela sono a casa. Da lunedì 22 andranno a scuola comunque. Anche se questo vorrà dire, cambiare 3 insegnanti in un anno. Cosa che ai due bimbi, spiegano dalla comunità, crea un disagio clinico, oltre che psicologico.

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