Autismo, colpito un bambino su 120 In Trentino più formazione in classe

RIVA DEL GARDA. Si chiamano disturbi dello spettro autistico: sono disordini pervasivi dello sviluppo che riguardano persone che arrivano a presentare difficoltà nei comportamenti sociali, nella sfera dell'affettività e nei processi della vita quotidiana. «Studi epidemiologici condotti in diverse parti del mondo hanno rilevato la presenza del comportamento autistico, che diventa patologia in una minoranza di casi più gravi, in percentuali superiori al 2,5%», afferma Michele Zappella, direttore scientifico della rivista «Autismo e disturbi dello sviluppo» e moderatore della prima giornata del convegno «Autismi, le novità su diagnosi, intervento e qualità di vita» organizzato al Palacongressi di Riva dal Centro studi Erickson. «Gli autismi sono molti e diversi tra loro. Il fenomeno non ha piccoli numeri, man mano che si affinano gli strumenti diagnostici i casi riconosciuti aumentano è il quadro proposto da Paolo Cornaglia Ferraris che oggi parlerà dell'autismo ad alto funzionamento . Capita che la sindrome di Asperger sia misconosciuta in tenera età e negli adulti venga riconosciuta come disturbo depressivo-ansioso». «In Trentino il fenomeno ha la medesima diffusione riscontrata a livello nazionale: i disturbi dello spettro autistico riguardano un bambino su 120», ricorda Paola Venuti, esperta del Laboratorio di osservazione, diagnosi, e formazione della facoltà di Scienze Cognitive di Rovereto. Ieri Venuti ha presentato il programma di formazione degli insegnanti che dal 2010, in collaborazione con il Centro di formazione di Rovereto e la Provincia, ha portato nelle scuole trentine maggiore consapevolezza circa i Dsa. «Le adesioni alle elementari, medie e superiori hanno riguardato nel 2010 20 consigli di classe, diventati 58 nel 2012 spiega . Sono previste 20 ore di formazione che riguardano gli insegnanti e il consiglio di classe e dieci ore di attività laboratoriali in cui gli insegnanti sono formati sulla patologia e sulle neurodiversità». «In Trentino la diagnosi di Dsa è abbastanza precoce, ma non precocissima perché la formazione dei pediatri (le prime sentinelle sul territorio, ndr) non è ancora sufficiente, ma le linee guida dell'Istituto superiore di sanità che sono già in essere muovono in questo senso». Ieri intanto il convegno ha visto la partecipazione di esperti a livello internazionale. Yoko Kamio, del Cnr di Tokyo ha presentato il questionario per la diagnosi Srs pensato «per limitare la mis-diagnosi», ricordato che i Dsa sono più diffusi nel sesso maschile e ripetuto i dati della diffusione in Giappone: «I disturbi riguardano il 3,74% dei maschi e l'1,47% delle femmine». Daria Riva dell'Istituto neurologico Carlo Besta di Milano ha indagato le basi neurali dell'autismo e dichiarato: «Se i fenotipi clinici sono complessi significa che sottendono cause complesse e quindi fenotipi anatomici e basi neurali diversi. Ci sono però alcune caratteristiche comuni quali la disabilità intellettiva che riguarda il 70-85% dei casi e l'epilessia. Una destrutturazione dell'attività elettrica del cervello si ha nel 30% dei casi». I lobi frontali, il cervelletto e il sistema limbico sono stati indicati come le aree cerebrali spesso responsabili dell'insorgenza di sintomi dei Dsa. Christopher Gilliberg della Gothenburg university ha invece presentato il metodo Aba e studi sugli effetti di diversi trattamenti sui bambini. Giovanni Neri, direttore dell'Istituto di genetica del Gemelli ha infine esaminato il peso dei fattori genetici.

di Marta Romagnoli

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