Rapporto commissione UE. Italia prima in integrazione

Integrazione scolastica, l'Italia da lezioni di civiltà in Europa. La commissione Europea pubblica una relazione sul tema dell'integrazione scolastica degli alunni diversamente abili e provenienti da gruppi minoritari. In Europa «molti si ritrovano in istituzioni segregate e coloro che sono inseriti nell'istruzione generale riceverebbero spesso un sostegno inadeguato». Androulla Vassiliou, Commissario europeo responsabile per l'Istruzione ha esortato l'Europa perché intensifichi «gli sforzi per porre in atto politiche d'istruzione inclusiva adeguatamente finanziata se vogliamo migliorare la vita dei bambini con bisogni educativi specifici e degli adulti disabili. È ora di trasformare in realtà gli impegni presi in passato. L'istruzione inclusiva non è un optional». Dalla relazione redatta alla rete indipendente di esperti nelle scienze sociali attinenti ad istruzione e formazione (NESSE), emerge che sono circa 45 milioni di cittadini dell'Ue in età lavorativa che presentano una disabilità e 15 milioni i bambini con bisogni educativi speciali. Mentre, nelle Fiandre (Belgio) il 5,2% degli alunni con bisogni specifici si trova in scuole segregate, in Italia la percentuale è solo dello 0,01%. In Italia si parla di integrazione scolastica nella scuola ordinaria già dal 1971. Passando per alcune sperimentazioni e la legge 517/77 si arriva alla legge quadro n. 104 del 1992. Riparto normativo speciale che ha avuto bisogno di diversi aggiustamenti nel tempo per rendere sempre più efficace e funzionale l'interazione dei soggetti deputati a garantire l'integrazione scolastica che inizia fuori dalla scuola, con l'individuazione della condizione di disabilità e della diagnosi funzionale dell'alunno da parte delle Asl, e si conclude a scuola con l'adozione del profilo dinamico funzionale e dello svolgimento del progetto educativo individualizzato. L'Italia insomma ha avuto una marcia in più. Ma ora, con i bilanci sempre più in difficoltà,è diffiicle mantenere il livello.

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