Il "caos calmo" per l'avvio del nuovo anno scolastico

Problemi soprattutto nelle province più grandi dove, ad esempio, gli insegnanti di sostegno potranno arrivare solo qualche tempo dopo l'inizio delle lezioni. La causa? Gli adempimenti burocratici per le norme approvate a ridosso di ferragosto

E’ “caos calmo”, parafrasando il titolo di un film di Nanni Moretti, nella scuola. A poco più di due settimane dal ritorno sui banchi scolastici la macchina ministeriale si inceppa. E i supplenti, soprattutto nelle province più grandi, arriveranno in classe quasi certamente dopo l’avvio delle lezioni. I più penalizzati saranno gli alunni disabili che dovranno aspettare parecchio prima di avere accanto il docente specializzato. In 10 regioni italiane la prima campanella suonerà dall’11 settembre (in Molise) al 13 settembre (in Campania e Lazio).

E se, nonostante i ritardi accumulati fino a oggi dal ministero dell’Istruzione, nelle piccole regioni e nelle province con meno personale scolastico con tutta probabilità si riusciranno a nominare tutti gli insegnanti – di ruolo e supplenti – entro l’avvio delle lezioni, nelle realtà più grosse si presenterà più di qualche problema. A determinare questa empasse una serie di contrattempi, ritardi e norme approvate a ridosso di ferragosto. Vediamo di che si tratta. Ogni anno, per assegnare tutti i docenti alle classi occorre espletare una serie di adempimenti, ormai “quasi automatici”.

Il primo riguarda le cosiddette assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni del personale docente di ruolo: coloro che chiedono il trasferimento in altra scuola, anche di un’altra provincia, o l’utilizzazione su un’altra cattedra per un solo anno. Ma quest’anno, contrariamente a quanto avvenuto sempre, l’ipotesi di accordo tra sindacati e ministero, sottoscritta a giugno, è stata bocciata dal ministero dell’Economia per una serie di rilievi ai quali stanno lavorando a viale Trastevere. Così, il ministero si è premurato di comunicare ai singoli provveditorati agli studi di provvedere sulla falsariga dell’accordo dello scorso anno.

Ma in diverse realtà, per evitare inutile contenzioso, col conseguente balletto degli insegnanti che ne potrebbe conseguire, si sta ancora aspettando di conoscere la formulazione dell’accordo definitivo. Senza assegnazioni provvisorie e utilizzazioni non si può prevedere alle nomine in ruolo. Ma anche in questo caso la macchina ministeriale ha perso qualche colpo: nel decreto con i contingenti per le assunzioni, pubblicato lo scorso 10 agosto, mancano le tabelle sulla ripartizione dei contingenti regionali della media e del superiore per le singole classi di concorso, che sono state inviate alle direzioni regionali le quali hanno girato il tutto ai provveditorati, perdendo altri preziosi giorni.

Per avere un’idea dei numeri in gioco e della complessità delle operazioni di inizio anno su personale della scuola basta citare i numeri delle province più grandi. In sei province – Bari, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino – delle 104 province italiane nelle quali si provvederà a nominare 21 mila nuovi insegnanti di ruolo occorre stipulare 6.365 contratti, che occorre suddividere tra coloro che risultano ancora inseriti nelle graduatorie degli ultimi concorsi a cattedra e gli iscritti nelle graduatorie provinciali dei precari.

Una operazione, quella delle nomine in ruolo, che nelle province più grosse può durare anche diverse settimane e che non è ancora iniziata in nessuna delle realtà territoriali in questione. Nelle province più piccole le convocazioni scatteranno lunedì 27 agosto: la normativa imporrebbe di nominare tutti i fortunati neo insegnanti entro fine mese. Un’impresa quasi impossibile per tantissimi provveditorati e che farà slittare anche la nomina dei supplenti. Si calcola che quest’anno saranno occorrerà nominare almeno 8 mila docenti con supplenza fino al 31 agosto, un numero non ancora definito, ma che si aggira attorno alle 50/60 mila unità, di supplenti fino al termine delle lezioni, di cui almeno 30 mila di sostegno.

Ma non solo. La definizione del personale da inviare nelle scuole, quest’anno, è ulteriormente complicata dalle norme contenute nel decreto sulla Spending review che dovrebbe collocare i quasi 10 mila insegnanti in esubero e i 3.800 inidonei nei posti attualmente liberi. E le cose andranno presumibilmente per le lunghe. In provincia di Firenze, dove occorre nominare 502 immessi i ruolo, l’avvio delle lezioni è previsto per il 12 settembre ma il sito del provveditorato comunica laconicamente che “le convocazioni per il conferimento degli incarichi a tempo determinato verranno effettuate nel mese di settembre. Il calendario analitico delle convocazioni verrà pubblicato presumibilmente entro il 10 settembre”.

Per il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) è tutto in alto mare: il contingente di eventuali immissioni in ruolo era stato previsto dopo il ferragosto ma ancora tutto tace. E dire che a livello nazionale, ci sono oltre 8 mila posti vacanti, 5 mila e 300 dei quali di collaboratore scolastico, figure che oltre a provvedere a mantenere puliti i locali scolastici, servono a garantire la vigilanza degli alunni. Oggi pomeriggio, al ministero, si svolgerà un incontro conclusivo sull’avvio dell’anno scolastico. E trapela la notizia che anche per immissioni in ruolo conferite dopo il primo settembre il ministero garantirà lo stipendio dell’intero mese.

di Salvo Intravaia

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