Dopo di noi: la relazione al Parlamento conta appena 6mila beneficiari di Sara De Carli

Trasmessa finalmente alle Camere la tanto attesa seconda relazione sull'attuazione della legge 112/2016. Poco meno di 6mila beneficiari, 380 nuove soluzioni alloggiative nate: questa la foto al 31 dicembre 2018. Con il flop assoluto di trust e assicurazioni

Alla fine è arrivata. Due anni dopo la prima relazione, presentata nel dicembre 2017, a cavallo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha trasmesso al Parlamento la seconda relazione sullo stato di attuazione della legge 112/2016, meglio nota come “dopo di noi”. La relazione fotografa quanto è stato fatto nel 2018 ed è di fatto la prima vera fotografia di cosa è cambiato con la legge 112, avendo la prima relazione documentato solo i primissimi mesi dopo l’entrata in vigore della legge, nel giugno 2016. Il 14 gennaio, la Relazione – oltre 200 pagine - è stata pubblicata sul sito della Camera. Alla rilevazione hanno partecipato tutte le Regioni, tranne la Val d’Aosta: tuttavia – mette le mani avanti la prima pagina della Relazione - «lo stato di attuazione non è ancora tale da permettere una compiuta rappresentazione degli interventi programmati». E tuttavia, con rammarico, bisogna ammettere che la legge non è stata quel volano che ci si aspettava nell'estate del 2016, quando l'approvazioje della legge aveva suscitato speranze ed entusiasmo.

I beneficiari

Solo 12 Regioni sono state in grado di identificare i beneficiari al 31 dicembre 2018: l’analisi del report è su di loro. Si tratta di Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria. Mancano all’appello Basilicata, Lazio, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria. In queste 12 regioni, i beneficiari della legge 112/2016 al 31 dicembre 2018 erano poco più di 6mila, circa 23 presone ogni 10mila residenti di età fra i 18 e i 65 anni. Un quarto di essi, circa 1.600, risiedono nella sola Lombardia che risulta quindi la regione con i numeri assoluti più alti, mentre in termini di incidenza sulla popolazione residente, in testa alla classifica ci sono Piemonte (57 beneficiari ogni 10 mila residenti) ed Emilia Romagna (46 per 10mila). Il 57% dei beneficiari è uomo e circa i tre quarti dei beneficiari si concentrano nella classe d’età centrale, tra i 26 e i 55 anni. I più giovani (18-25 anni) sono appena il 17% dei beneficiari: sopra la media nazionale c’è solo il Friuli Venezia Giulia mentre al contrario nelle Marche questa fascia d’età è sostanzialmente assente.
Solo il 7% dei beneficiari sono persone già inserite in strutture, aventi caratteristiche lontane dallo standard previsto per gli interventi di cui alla legge 112/2016, circa 300 casi. Una settantina invece i beneficiari che hanno contestualmente messo a disposizione l'abitazione da parte della famiglia: il 2% su base nazionale, un terzo dei quali in Emilia-Romagna.

I progetti

I progetti finanziati in tre casi su quattro prevedono un percorso programmato di accompagnamento verso l'autonomia e in un caso su cinque prevedono l'uscita dal nucleo la legge stessa, quelli per finanziare ristrutturazioni che modifichino le condizioni abitative, anche se quest’ultima voce pesa molto di più (il 16%) nel Mezzogiorno. Rispetto ai cinque interventi passibili di finanziamento, la prima misura risulta essere la partecipazione a "programmi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile" (39%), seguono i "percorsi programmati di accompagnamento per l'uscita dal nucleo familiare di origine ovvero per la deistituzionalizzazione" (30%) e gli "interventi di supporto alla domiciliarità in soluzioni alloggiative" (18%). Le altre tue tipologie di intervento, ossia tirocini e permanenze temporanee in soluzioni abitative extra-familiari, rappresentano rispettivamente il 6 ed il 7% del totale.

Le nuove soluzioni alloggiative

Le nuove soluzioni alloggiative finanziate con la legge (che prevedeva soluzioni familiari con non più di 5 ospiti) sono 380, soprattutto in Toscana (179), Lombardia (50) e Veneto (42). Gli alloggi sono quasi sempre collocati in zone residenziali (92%), seppure siano presenti – in Veneto e Toscana - soluzioni ubicate in zone rurali, all'interno di progetti di agricoltura sociale.

 

Le minori entrate

La legge n.112 del 2016 prevedeva agevolazioni per la stipula di polizze di assicurazione e la costituzione di trust o di vincoli di destinazione e di fondi speciali in favore di persone con disabilità grave e introduce forme di agevolazioni fiscali anche per erogazioni da privati. La relazione precedente nulla diceva su questa parte dell’attuazione della legge.

Secondo i dati del MEF, relativamente alla detraibilità delle spese sostenute per le polizze assicurative finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave, dalle dichiarazioni delle persone fisiche per l'anno d'imposta 2016 risultano minori entrate pari a euro 518.000,00 e per l'anno d'imposta 2017 di euro 461.600,00.

Quanto alle esenzioni ed agevolazioni dall'imposta sulle successioni il dato sarà disponibile a partire da maggio 2020 in ragione dell'entrata in vigore del nuovo modello per la dichiarazione di successione. Per le esenzioni ed agevolazioni dall'imposta sulle donazioni dagli atti di registro 2018 risulta un minor gettito di circa euro 194.000,00 (si riferiscono solo a cinque mesi dell'anno d'imposta). Con riferimento alle imposte registro, ipotecaria catastale e bollo nel caso di trasferimento ai trust risulta, dagli atti di registro 2018, un minor gettito di circa euro 318.000,00 a partire dal 1o agosto 2018 (riferibile quindi a soli cinque mesi). Da ultimo, relativamente alle agevolazioni su donazioni e trust (deducibilità IRPEF e IRES), dalle dichiarazioni delle persone fisiche anno d'imposta 2016 risultano minori entrate per euro 237.000,00 ed euro 403.500,00 per l'anno 2017, mentre dalle dichiarazioni lres per l'anno d'imposta 2016 risultano minori entrate per circa euro 191.000,00.

«Le minori entrate derivanti dagli articoli 5 e 6, sono state valutate complessivamente, in sede di elaborazione della legge, in 51.958 milioni di euro per l'anno 2017 e in 34.050 milioni di euro annui a decorrere dal 2018. Al riguardo, quindi, non può non evidenziarsi che dal monitoraggio, per quanto ancora incompleto, stiano emergendo importi che si discostano notevolmente dalle previsioni inserite in norma, con un ordine di grandezza decisamente inferiore», si legge nella relazione. La differenza ora dovrebbe andare nel Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare e quindi ai progetti stessi (comma 2 articolo 9 della legge).

A cosa è dovuto questo? A una platea di potenziali beneficiari realmente ridotta rispetto alle stime, o al fatto che le stesse agevolazioni sono stati strumenti poco "attrattivi"? Se lo chiede anche la relazione, che fa riferimento ad esempio alla necessità di «"completare" la disciplina del "contratto di affidamento fiduciario", che, ad oggi, appare soltanto parzialmente regolamentato nell'ambito della legge in questione, con inevitabili conseguenze in merito alla sua concreta applicazione».

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