Oltre 1,5 milioni di "falsi validi", Fish: urgente riformare l'accertamento

Sono persone gravemente disabili ma senza indennità di accompagnamento. La proposta di Fish per un nuovo iter: quello attuale coinvolge circa 25 figure professionali per una domanda. "Inefficace, obsoleto e costoso". L'Italia spende per disabilità 1,7% del Pil. 

ROMA. Un nuovo iter del procedimento per l'accertamento di disabilità e invalidità: è tornata a chiederlo con urgenza Fish (Federazione italiana superamento handicap), dati e proposte alla mano, che oggi ha convocato una giornata di studio e confronto su “Il nuovo paradigma della Convenzione Onu per l'accesso ai diritti e il contrasto delle discriminazioni delle persone con disabilità”. All'incontro, ospitato presso la presidenza del Consiglio dei ministri, hanno preso parte rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni, dal ministero del Lavoro a quello dell'Istruzione. L'urgenza di una riforma, contenuta anche nel Programma biennale di azione approvato ormai due anni fa, è stata posta al centro della discussione, aperta dalla sottosegretario Franca Biondelli: “ci stiamo muovendo nella direzione della semplificazione delle procedure – ha detto – e del miglioramento del processo: temi certi e ridotti ed eliminazione di tutte le duplicazioni di documenti e visite. Il tutto – ha concluso – con l'obiettivo di rilevare le potenzialità e le autonomie, supportati da una progettazione personalizzata”. 

Una passaggio decisivo “dalla sanitarizzazione alla progettazione per l'inclusione” è stato invocato dal presidente della Fish Vincenzo Falabella, che ha ricordato l'imminente presentazione della “nuova legge di stabilità, rispetto alla quale non giocheremo in difesa, ma in una posizione propositiva. A partire dai numeri e dalle ipotesi che oggi presentiamo”. Numeri che, tanto per cominciare, smentiscono quella che Falabella ha definito la “bufala dei falsi invalidi”. 

Oltre 3 milioni di invalidi, meno di 2 milioni di indennità. Dato fondamentale, intorno a cui ruotano il ragionamento e la proposta di Fish, è quello relativo alla forbice trai dati Istat sul numero di persone con gravi disabilità e quello di Inps sul numero di indennità di accompagnamento: rispettivamente, 3.086.000 e 1.933.999. “Ciò significa – ha spiegato Falabella – che in Italia ci sono circa 1,5 milioni di persone gravemente disabili senza indennità di accompagnamento. Tanti falsi validi, insomma, piuttosto che falsi invalidi. E l'89% di queste sono ultrasessantacinquenni”. E non esiste, stando all'elaborazione dei dati Istat e Inps, alcuna disomogeneità territoriale nel rapporto tra numero di persone gravemente disabili e numero di di indennità corrisposte da Inps. In assoluto, invece, sia il numero di persone con gravi limitazioni funzionali sia, di conseguenza, il numero di titolari di indennità sono decisamente superiori nelle regioni meridionali rispetto a quelle centrali e settentrionali. “Evidentemente – ha spiegato Carlo Giacobini, direttore di HandyLex.org – le diverse incidenze sono in realtà un indicatore del funzionamento e dell'efficacia di sistemi, politiche e servizi in ambito di salute, sostegno sociale, previdenza e assistenza. Il che – ha aggiunto – rbadisce la necessità di una valutazione della disabilità che non si limiti alle funzioni corporee, ma entri nel merito dei fattori ambientali”. 

Spesa per disabilità tra le più basse in Europa: 1,7% del Pil. Secondo i dati Eurostat, nel 2012 la spesa destinata alla disabilità è stata pari all'1,7% del Pil, contro una media europea del 2,1%. Si tratta di circa 430 euro pro capite, a fronte dei 595 della Francia e i 742 della Germania. “In un simile contesto – ha detto Falabella – parlare di tagli è davvero insensato. Serve invece con urgenza un processo di riforma dei criteri e dei percorsi dell'accertamento, che sono obsoleti, farraginosi e inefficaci. Così come del tutto inefficace, oltre che costosissimo, è stato il piano straordinario di controlli (oltre 1,2 milioni di accertamenti), che ha prodotto pochissimo in termini di ricavi (40 milioni annui circa, pari allo 0,2% della spesa annuale per la disabilità) e tanto in termini di stigma ed emarginazione”. 

La proposta di Fish. E' in questo contesto e a partire da questi dati che si colloca la proposta presentata oggi da Fish: un “documento di lavoro in progress” per la revisione del sistema di accesso e riconoscimento della condizione di disabilità, in un'ottica di sostenibilità ed efficacia, a partire dall'inclusione. “Proprio l'inclusione – ha detto Speziale, vicepresidente di Fish e presidente nazionale di Anffas – garantisce infatti la sostenibilità, superando l'approccio assistenziale alla disabilità e trasformando le persone cn disabilità in cittadini a pieno titolo, attivi e produttivi”. Dopo aver analizzato le diverse criticità dell'attuale sistema di accertamento (frammentazione dei percorsi, modalità di valutazione superate, inefficacia, costi di gestione, tempi di attesa, dispersione delle responsabilità) il documento sintetizza in sette “assi” la proposta di riforma: unificare i momenti e i criteri valutativi, disgiungere la valutazione di base da quella multidimensionale, unificare la responsabilità, separare i percorsi valutativi per età, rivedere i criteri di valutazione, monitorare i percorsi e contenere i contenziosi. Dall'iter attuale, che Fish ha individuato in ben 10 fasi, nelle quali sono coinvolte, complessivamente, circa 25 figure professionali, si intende arrivare a un percorso semplificato, che inizia con il certificato del medico, continua con la visita di valutazione effettuata da un solo medico con funzioni monocratiche, che redige il verbale e lo sottopone alla validazione del medico dirigente Inps. A questo punto, in caso siano previste provvidenze, inizia la procedura amministrativa, con eventuale nuova visita. Contro il verbale, il cittadino potrà quindi presentare ricorso amministrativo entro 60 giorni ed eventualmente successivo ricorso giurisdizionale. (cl)

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