Muore Franco Bomprezzi, osservatore sottile del mondo degli "abili"

Il giornalista è stato direttore di "Superando", animatore del blog "InVisibili" su Corriere della Sera e primo direttore editoriale di Superabile. Con la sua scomparsa si apre un grande vuoto nel mondo della comunicazione della disabilità.

ROMA. È scomparso oggi a Milano Franco Bomprezzi, giornalista e scrittore tra i massimi esperti in Italia nel campo della disabilità, universalmente amato e apprezzato per la sua onestà intellettuale, come anche per la leggerezza e al tempo stesso la profondità con cui negli anni ha saputo raccontare la quotidianità, i problemi, le speranze di tante persone disabili. Giornalista, direttore della testata della Fish “Superando”, animatore del blog “InVisibili” sul Il Corriere della Sera, Franco Bomprezzi è stato il primo direttore editoriale del portale Superabile.it, promosso dall’Inail nel 2000.

Disabile lui stesso (osteogenesi imperfetta, detta anche malattia delle “ossa fragili”), aveva avuto un'embolia polmonare nel settembre scorso, era stato in ospedale al Niguarda e ne era anche uscito, ma in seguito ad alcune complicazioni era stato ricoverato al centro clinico Nemo di Milano. Proprio da questo centro aveva registrato un collegamento durante l'ultima maratona televisiva di Telethon.

Con la sua scomparsa si apre un grande vuoto nel mondo della disabilità. A lui si deve la lettura sottile e continua dei tanti stereotipi sulla disabilità che ancora tardano a scomparire e la critica alle tante contraddizioni e ipocrisie del mondo degli “abili”. Attento osservatore del linguaggio corrente, per SuperAbile Magazine ha curato due rubriche: “Le parole per dirlo” e “Dr. Jekyll e Mr. Hide”. Nel suo ultimo intervento, pubblicato ieri online, Bomprezzi si interrogava ancora una volta sulla capacità di individuare “parole comprensibili a tutti, e capaci di svegliare chi dorme, anche nel mondo della comunicazione”.

Da grande comunicatore qual è stato così concludeva il suo intervento: “È possibile che il nostro mondo non riesca a elaborare con fantasia, ironia, leggerezza, coraggio, incoscienza, qualche altra chiave di comunicazione? Possibile che l’alternativa, orrenda, sia stato solo quel “diversamente abile” che tuttora invade e inquina ogni ragionamento sensato sulla pari dignità, sui diritti, sull’inclusione sociale? Forza giovani, scatenatevi. Io vorrei riposarmi. (ap)

 

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