Il giudice restituisce a un invalido l’indennità cancellata dall’Inps

 TRIESTE. Si è abbarbicato a un calorifero e si è messo a gridare il giovane autistico al centro di questa vicenda. Non voleva essere portato nell’aula del Tribunale in cui l’avvocato William Crivellari e il legale dell’Inps Aldo Formicola, stavano per iniziare a discutere della contestata revoca dell’indennità di accompagnamento. Due assistenti gli stavano accanto, a pochi metri del plastico posto nell’atrio del Tribunale. Nemmeno le loro parole sono riuscite a smuovere e tranquillizzare il giovane. La sua presenza nell’aula del giudice Annalisa Multari avrebbe chiarito la situazione più quanto hanno poi fatto tutte le pagine redatte dal professor Maurizio De Vanna. Ma il protagonista di questa storia non ha mai mollato la presa, ha continuato a resistere finché con mille precauzioni la mamma gli ha fatto capire che stavano per uscire in strada e che mai lo avrebbe portato nell’aula d’udienza. di Claudio Ernè Il Tribunale del lavoro ha clamorosamente smentito l’Inps che un anno fa aveva revocato l’indennità di accompagnamento a un giovane autistico triestino, incapace di scrivere, di telefonare, di pronunciare il proprio nome e di conoscere il valore del denaro. «Non sussistono più i presupposti», aveva tagliato corto la Commissione medica superiore di Roma e l’Istituto nazionale della Previdenza sociale aveva agito di conseguenza, riducendo a zero i 480 euro mensili dell’indennità versati fin dal lontano 1994. Ieri il giudice Annalisa Multari ha accolto il ricorso dell’avvocato William Crivellari e ha stabilito non solo che l’indennità sia restituita al giovane autistico, ma ha anche condannato l’Inps a versargli tutti gli arretrati, interessi compresi. Determinante per l’esito della causa, snodatasi in due sole udienze, è risultata la consulenza medico legale d’ufficio affidata dal giudice al professor Maurizio De Vanna. Ecco cosa ha scri! tto il medico. «Francamente riesce difficile comprendere - ma è un eufemismo - i motivi che hanno portato a negare al ragazzo tale supporto economico che risulta indispensabile per la sua stessa sopravvivenza». Il professo De Vanna nella sua consulenza non si ferma qui. Anzi va oltre e capovolge totalmente il giudizio formulato un anno fa dalla Commissione medica di secondo grado riunitasi a Roma. «Semmai vi è stato un aggravamento della sua infermità». In altri termini è stato del tutto errato, se non peggio, sostenere che “non sussistono più i presupposti per il versamento dell’indennità di accompagnamento”. Va aggiunto che l’indennità di accompagnamento era stata revocata nei primi mesi del 2011, ma con effetto retroattivo fino a settembre 2010. Per questo dalla pensione di invalidità di 200 euro che affiancava l’indennità ma che non è stata toccata, l’Inps per più di un anno ha attinto mensilmente 60 euro come “risarcimento” per le somme inde! bitamente versate. In pratica il giovane al centro di questa storia “sbagliata” avrebbe dovuto 2arrangiarsi” a vivere con 140 euro mensili. Da tempo la mamma non riesce più ad accudirlo, perché non ha la forza sufficiente: per questo il giovane vive in una comunità a cui veniva versata, oltre all’indennità di accompagnamento, anche la pensione. Quando queste entrate si sono drasticamente ridotte, la mamma ha dovuto mettere mano al portafogli e sperare che il Tribunale rovesciasse la decisione romana. Oltre a non conoscere l’orologio, il giovane autistico non è in grado di scegliere su quale bus salire, non sa leggere nè un libro nè una insegna non sa cucinare, non conosce i giorni della settimana. La revoca dell’indennità di accompagnamento rientra comunque nella grande manovra di riordino della spesa per le cosiddette false invalidità, più volte annunciata dagli ultimi Governi della Repubblica. Ma un conto è revocare l’assegno a un falso cieco che gui! da l’automobile e ha la patente, un’altra mettere con le spalle al muro un vero invalido al cento per cento e per di più assolutamente incapace di badare a se stesso.

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