L'agricoltura che alleva il Welfare

Aziende agricole a tutto tondo, ma anche qualcosa di più e di diverso: le fattorie sociali ormai sono un fenomeno consolidato in Italia. Si tratta di imprese agricole a tutti gli effetti, che svolgono anche un ruolo – spesso importante – nell’ambito dell’assistenza ai più deboli. Per la formazione, le scuole, gli anziani.
Ultime eredi dell’agricoltura multifunzionale (inventata ormai qualche decennio fa per far fronte alle necessità di bilancio delle imprese del comparto), le fattorie sociali sono ormai un fatto diffuso nel Paese, occupano migliaia di ettari e coinvolgono, a vario titolo, migliaia di persone. Eppure è ancora difficile quantificarne il numero in maniera esatta.
La loro presenza, però, ha spinto il Parlamento ad iniziare a legiferare in proposito. Il disegno di legge «Disposizioni in materia di agricoltura sociale » è stato approvato dalla Camera ed è ora all’esame del Senato. Anche per mettere ordine nelle molteplici regole che alcune Regioni hanno nel tempo costruito. Un fatto che arriva dopo circa tre anni da una Indagine conoscitiva sull’agricoltura sociale (svolta dalla Commissione Agricoltura della Camera), che ha cercato di capire meglio il fenomeno. E alla quale hanno preso parte tutti gli attori del mondo agricolo e non solo. «Il testo sull’agricoltura sociale all’esame del Parlamento – dice adesso Roberto Moncalvo, Presidente di Coldiretti – cerca di fare ordine legislativo in una materia che la gran parte delle Regioni ha disciplinato in modo contraddittorio. L’agricoltura sociale viene condotta nell’ambito della multifunzionalità dell’impresa agricola quale attività connessa: un riconoscimento del ruolo attivo delle imprese che con l’agricoltura sociale offrono una risposta alla cronica carenza di servizi alla persona».
Mentre la Rete Fattorie Sociali dice che «si sta andando finalmente in porto l’obiettivo di una legge nazionale che riconosce e promuove quel peculiare modello di Welfare che integra attività agricole e interventi e servizi d’inserimento lavorativo, educativi e socio-sanitari. La normativa recepisce le richieste degli operatori e darà ulteriore impulso ad un ambito di attività che costituisce un’innovazione sociale importante nelle reti dei servizi alle persone e alle comunità e nei sistemi locali».
Tutto parte, quindi, dalla cosiddetta 'agricoltura sociale' che viene equiparata – dice l’Indagine – a «un nuovo modello di Welfare che, mettendo insieme due settori caratterizzati da debolezze storiche, come l’agricoltura e il sociale, può riuscire a diventare un punto di forza ». Con una precisazione, che si ritrova poi nel disegno di legge: fattorie sociali e agricoltura sociale devono essere condotte da agricoltori veri e non finti (seppur aiutati da operatori specializzati in ambito sanitario). Passaggio importante, questo, che ricorda molto il vincolo che lega anche le attività agrituristiche.
Ma che cos’è, in concreto, questa agricoltura sociale? Per chi ha provato a mettere ordine, sostanzialmente cinque cose. Attività di formazione e inserimento lavorativo di persone svantaggiate e con disabilità diverse, attività di riabilitazione e cura, ma anche quelle di ricreazione e miglioramento della qualità della vita, e poi di educazione ed erogazione di servizi alla vita quotidiani come gli agriasili o quelli di accoglienza per gli anziani. Un mondo variegato, quindi, che, dal punto di vista organizzativo, si esprime in molteplici forme e relazioni con le Istituzioni. In numeri, l’Indagine della Camera è arrivata, nel 2012, a indicare qualcosa come un migliaio di realtà. Un mondo che necessita però di regole certe e chiare, metodi di accreditamento e formazione, un quadro giuridico che possa far funzionare tutto meglio.
Da qui, appunto, il disegno di legge che la Camera ha approvato il 15 luglio scorso e che ora passa al Senato. Il testo, quindi, definisce esattamente cosa sono le fattorie sociali, a che cosa possono servire e quali caratteristiche devono avere. Il Ddl, poi, prevede la possibilità di sostegno da parte degli enti locali anche di queste forme di attività sia per quanto riguarda i fondi agricoli che per l’assistenza sanitaria. Sempre il Ddl prevede anche la creazione di un Osservatorio per tenere sotto controllo il comparto, che, tutto sommato, è ancora piuttosto nuovo per tutti. Tutto, adesso, è affidato al Senato, e poi alle Regioni. C’è attesa, quindi, anche se il sistema di attività che ruota attorno alle fattorie sociali pare essere soddisfatto.

di Andrea Zaghi

 

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