Disabili, firmato il primo contratto d'affitto

Il Popolo del 02-03-2012

Disabili, firmato il primo contratto d'affitto

PORDENONE. Dovrebbe essere normalità come lo sono loro anche se non considerati tali. Quindi ci tocca (giusto? sbagliato?) chiamarla splendida conquista. Saranno tanti i “perché”. Ad esempio, e innanzitutto: perché spalanca una porta ancora più grande verso l’autonomia che racchiude la dignità, la libertà e”. Poi, perché assieme a un (o più) tabù, contribuirà ad abbattere (forse) anche le barriere culturali. Nonostante tutto (e non è poco), in una fase che apre scenari inquietanti con la rivisitazione del calcolo sull’Isee che mette a rischio le agevolazioni per chi ne ha (davvero) bisogno, gli “invisibili” avanzano. Da una parte loro, vedi invalidi, si vedono togliere la pensione perché il 46% di invalidità intellettiva è sotto il limite di concessione. Ma è sopra per essere inseriti nel mercato del lavoro. In soldoni, e anche un po’ brutalmente, né carne né pesce: quindi? “Bella domanda: le loro entrate sono di circa! 450-500 euro mensili. Per pagarsi affitto, bollette, cibo e coprire tutte le altre spese, non ci sono alternative: unire le forze e aiutarsi a vicenda” dice il dottor Daniele Ferraresso, responsabile delle attività educative della Casa al Sole di Pordenone. Normale? Nel mondo del “ognuno col proprio orticello”, mica tanto. Ma a realizzarlo sono persone con disabilità, lontane, nel pensiero comune, dalla fantomatica normalità. Eppure costituiscono un tandem, un nuovo tandem da tre posti: quello che venerdì scorso è andato a vivere in via Marco Polo, a Pordenone, nei pressi dell’ex Questura. Che di anomalo, a proposito di normalità, ha dell’altro: è la prima volta che persone con disabilità firmano un contratto d’affitto (di libero mercato, s’intende). Sono gli inquilini della quarta casa satellite della Casa al Sole che nel 2000 ha intrapreso il progetto verso l’autonomia abitativa (senza prevedere il ritorno a casa, in famiglia, come altri progetti di ! autonomia) in partnership con l’Ass 6 del Friuli Occidentale, l’Associazione Down di Pordenone e ora anche la cooperativa sociale Il Granello di San Vito al Tagliamento. “Con autonomia s’intende la presenza di un’educatrice da un minimo di 3 a un massimo di 25 ore settimanali” specifica Ferraresso. Il primo step è l’ingresso in casa madre in cui già la presenza educativa è limitata e tende a calare durante i tre anni di permanenza, prima dell’approdo (secondo step) nelle case satelliti: in tutto sono coinvolte 12 persone (di cui 2 coppie), mentre altre tre, forse 4, stanno per iniziare il percorso in casa madre.
Dopo 3 anni è spuntato il primo contratto d’affitto: “Significa tante cose assieme - spiega Daniele -: se riusciamo a vedere queste persone non come disabili, ma come persone, pur riconoscendo che hanno bisogno di determinati supporti, e dando la possibilità di fare le loro scelte, non c’è occhio a mandorla che tenga: sono capaci di farle e le fanno. Con questa nostra consapevolezza, è come se aprissimo un nuovo Umanesimo nell’incontro con l’altro”. Cosa che solo l’agenzia immobiliare Bortolus ha dimostrato nel concedere in affitto l’appartamento: “Tutte le altre rispondevano picche quando spiegavamo che sarebbero andati a viverci dei disabili. “Disabili? No, fanno confusione”. Invece è stato commovente il movimento popolare che si è formato per pitturare e arredare la casa”. Perché, come insegnano i nuovi inquilini, l’unione fa la forza. Normale no?

di Alberto Francescut

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