L'Autistic day pride, ovvero l'orgoglio della neuro-varietà e una nuova pedagogia della diversità

L'obiettivo di questa giornata è affermare il grande potenziale nascosto e inespresso delle persone appartenenti allo spettro autistico e di persuadere i neurotipici che ogni individuo, con o senza autismo, è unico e dovrebbe essere trattato come tale.

ROMA. "Noi ci siamo. Non siamo inferiori a nessuno e siamo orgogliosi di essere ciò che siamo. Siamo nati così, non abbiamo niente di sbagliato, ma viviamo in un contesto sfavorevole e con delle difficoltà che non ci permettono di sfruttare a pieno il nostro potenziale e di farci vivere con serenità. Abbiamo spesso delle finalità di vita diverse da quelle comunemente intese, che ci rendono agli occhi dei tipici "svalutati", perché sono abituati a valutare criteri differenti e più simili a ciò che ritengono normale"

Il senso di questa giornata. E' questo il senso della giornata dell'orgoglio autistico, inteso non come devianza ma come varietà e quindi ricchezza, promossa a livello internazionale da Aspies for freedom, un'associazione britannica che dal 2004 si batte per un riconoscimento dell'autismo non come patologia ma come un diverso modo di guardare e percepire il mondo circostante. Un aperitivo e un film per brindare alla propria neuro-varietà: l'appuntamento a Roma è alle 19 al Nuovo Cinema Palazzo, nel quartiere romano di San Lorenzo. L'aperitivo sarà seguito dalla proiezione di materiale audiovisivo interattivo, per conoscere il mondo delle persone asperger (un disturbo dello spettro autistico), e dalla visione del film, Snow cake, del regista Marc Evans, in cui una splendida Sigourney Weaver interpreta il ruolo di una madre aspie.

La favola del sistema nervoso. Tramontata ormai la favola di un funzionamento standard del nostro sistema nervoso, a fronte di un incremento esponenziale di individui con questo tipologia neurologica (un bambino ogni 88)- le persone autistiche rivendicano il loro diritto a essere percepite appunto come persone. Nel senso del diritto all'autonomia, al lavoro, all'affettività, all'amicizia. "Tuttavia la suddetta condizione, anche da sola, spesso genera emarginazione e deriva sociale", afferma il neuropsichiatra infantile Riccardo Alessandrelli. La solitudine non è una condizione che la persona con tratti autistici ricerchi, anzi. Spesso a costringerli a tracciare perimetri e rituali è un modo diverso di percepire e processare alcuni stimoli sensoriali, avvertiti come troppo acuti e dirompenti, stimoli cui l'ambiente è assuefatto o di cui non è consapevole. A ciò può aggiungersi la compromissione di alcune abilità della comunicazione pragmatica, nell'interpretazione di alcune espressioni, la goffaggine motoria: tutto ciò può dare l'idea che si tratti di individui con una affettività congelata, anziché a volte fin troppo affinata.

"Gatta ci cova". "Le persone neuro diverse - continua Alessandrelli - sono tra noi: possono essere stati i nostri insegnanti d'università, o il timido del gruppo, o l'appassionato di botanica. La concezione allargata di neuro diversità, che ora contempla anche le forme lievi, deve portare a una revisione delle idee di terapia, nel rispetto e nella tutela di chi si discosta". Insomma non occorre curarli da se stessi. Si può curare chi ha un forte senso etico, e non riesce a comprendere cose semplici come la bugia sociale e le small talk o coglie i sensi alla lettera. Oppure ancora, che ha difficoltà nell'afferrare l'ironia o i sensi figurat? A questo proposito da segnalare, tra gli eventi dell'autistic pride, la presentazione del libro di Giorgio Gazzolo, medico e scrittore, Gatta ci cova? Ve lo spiega un asperger, curata dall'autore, Paolo Cornaglia e da Marco Razzi, che narra l'incontro tra un uomo e una donna (lui Asperger e lei no), dalla conoscenza al matrimonio, dove il protagonista sarà costretto a rimuginare per ore su quanto gli è stato detto, per poi accorgersi di aver travisato tutto: "piantata in asso", "fare i porci comodi", tutte locuzioni che nella sua mente saranno interpretate in senso letterale e una gatta che cova sarà liquidata come una sciocca assurdità.

Un potenziale nascosto. "L'obiettivo principale di questa giornata è quello di affermare l'incredibile potenziale nascosto e inespresso di tutte le persone appartenenti alle condizioni dello spettro autistico e di persuadere i cosiddetti neurotipici che ogni individuo con o senza autismo è unico e dovrebbe essere trattato come tale", afferma Erika Becerra - presidente dell'Associazione Asperger Pride, che ha organizzato l'evento assieme al Laboratorio di Neuroscienze cognitive e sociali dell'università La Sapienza Roma, le organizzazioni dei genitori come l'Angsa e il Gruppo Asperger e quelle dei professionisti quali Culturautismo, GiuliaParla e Il Prisma. "Le persone con Asperger possono rappresentare una risorsa per comprendere meglio le condizioni più gravi dello spettro autistico" prosegue Erika Becerra che, insieme ad altri due giovani Aspie come Mauro Ventura e Denise Bellofatto, ha avuto il merito di fondare la prima associazione di self-advocacy italiana.

L'errore da non commettere. "Ma attenzione - ammonisce - se è sbagliato essere considerati soltanto per le nostre difficoltà, non va bene neppure l'opposto. In altre parole, non si può puntare soltanto sulle doti nascoste delle persone con sindrome di Asperger di cui tanto si parla oggi. Non siamo tutti geni". Se non tutti possono diventare una Temple Grandin o vantare il fascino di una Daryl Hannah, spesso tali persone sono dotate di capacità più acute nei determinati settori in cui si indirizzano i loro interessi, definiti assorbenti proprio per capacità estrema di dedicarvisi e, quindi, di ottenere risultati a volte straordinari.

Educazione alla diversità. In un mondo omologante e sempre più appiattito su determinati modelli, la diversità fa paura. E' un dato di psicologia spicciola, ma anche un elemento con cui confrontarsi e da superare se davvero la società tutta vuole raggiungere un obiettivo di civiltà e - ai nostri giorni - di autoconservazione; non l'integrazione come assorbimento e assimilazione, ossia come annullamento delle differenze, ma l'inclusione. Che si coniuga come rispetto e desiderio di relazione che si snodi nel tempo. Relazione spesso negata o posta ai margini da una maggioranza che sempre più sembra - per una sorta di contrappasso - manifestare tratti autistici per l'autoreferenzialità delle loro relazioni virtuali (social network in cui si dialoga con avatar, falsi profili, a volte - ce lo insegna la cronaca di questo giorni - mostri in incognito).

Il nuovo modello pedagogico. Importante quindi partire dall'educazione: includere non vuol dire abolire l'obbrobrio delle classi speciali e permettere al bambino 'diversoo' di iscriversi nella stessa classe dei 'normotipici'. Vuol dire lavorare a un'educazione alla varietà e alla diversità, come tratto tipico della specie umana. Questo modello educativo messo in atto sin dalla prima infanzia, in un'età in cui il pregiudizio non ha ancora messo radici- non a caso spesso tratti autistici molto lievi non vengono diagnosticati in età scolare-sarebbe davvero la battaglia che riguarda tutti.

di Stefania Martani


 

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