A volte basta poco. A volte le lacrime sono spazzate via dai piccoli traguardi.
Ho alcune date segnate nella mia agenda, sono futili, piccoli traguardi che il mio Giampy ha raggiunto nel passato e che anche se sembrano delle immense banalità per altri, per me, come per tutti quei genitori che come me vivono questa situazione, sono invece come la vittoria di una medaglia olimpica.
Il 6 novembre 2007 Giampy ha imparato a tagliare con le forbici … Campione del Mondo, campione del mio cuore.

Il papà di Giampietro

Nella vita esistono cose semplici, basilari ed altre che sono invece più complesse; ci sono eventi importanti ed altri che definiamo quotidiani.
Le nostre giornate si dividono e prendono forma intorno a queste due definizioni, attorno a queste due polarità opposte.
Ci sono quindi giorni da ricordare ed altri che invece scivolano via, trascinati dal ritmo blando della normalità.
Ci sono però casi in cui questo gioco di rilievo viene a mancare. Casi in cui ogni giorno, ogni avvenimento, anche il più piccolo, diventa importante. Quando in famiglia c’è una persona affetta da autismo, ci si trova necessariamente a far fronte a situazioni complesse che diventano traguardi da raggiungere e superare.
È il caso di Barbara, Ottavio e Giampietro, Alberto. I loro traguardi sono costituiti da avvenimenti forse piccoli, ma che per questi ragazzi e per le loro famiglie hanno assunto tratti molto importanti e significativi.
Di giornate simili Barbara, Ottavio e Giampietro, Alberto e le loro famiglie ne vivono continuamente, giornate in cui le cose più semplici si trasformano e diventano memorabili.

La scorsa settimana ho imparato a fare l’impasto dei biscotti

La nostra indipendenza risiede soprattutto nella nostra capacità di raggiungere determinate autonomie. Come persone, come individui siamo chiamati ogni giorno a rispondere a situazioni che ci mettono alla prova e ci collocano in determinati punti di un’immaginaria scala di abilità. La maggior parte delle persone, durante il proprio percorso di vita, riuscirà a collocarsi nel punto più alto, dove si acquista una totale indipendenza – sia essa economica, lavorativa oppure sociale. Altre persone invece partiranno con qualche gradino di svantaggio: persone che dovranno dedicarsi con più attenzione e sacrificio alla conquista delle proprie piccole autonomie.
Persone come Barbara, una ragazza di 14 anni affetta da autismo. Per Barbara ogni giorno diventa una sfida, una difficile prova da affrontare e da superare, alla ricerca di nuove autonomie e capacità in grado di garantirle un futuro più indipendente e dignitoso. La scorsa settimana, ad esempio, Barbara ha per la prima volta apparecchiato la tavola per i suoi compagni, con un po’ di aiuto e molta concentrazione, tra la soddisfazione generale di chi la vede crescere. Barbara va al supermercato, inizia a comprendere i meccanismi del fare la spesa, la scelta dei prodotti, aspettare il proprio turno alla cassa, il valore dei soldi. Barbara prende parte a laboratori di cucina, dove le insegniamo le diverse fasi che stanno dietro la preparazione di un pasto. Impara a conoscere gli ingredienti, l’ambiente di una cucina, le regole e norme da rispettare. Si dedica a cose semplici, come l’impasto dei biscotti, impara a rapportarsi con il cibo, a comunicare con chi le sta accanto, inizia a comprendere i diversi processi di operazioni quotidiane ed essenziali. Impara a gestire il tempo, ad organizzare le cose, segue un programma molto preciso e strutturato. Le insegniamo poi che, una volta terminato il lavoro, la cucina deve essere rimessa in ordine, le cose vanno sistemate al loro posto.
Si tratta di un procedimento lungo, ma i risultati sono tangibili e ripagano in pieno gli sforzi e l’impegno di Barbara.
Per questo quando con i nostri ragazzi parliamo di cucina, parliamo soprattutto di crescita, di inclusione sociale, di vita e di conquistata autonomia.

 

La settimana scorsa, per la prima volta, siamo stati al cinema

Le prime uscite con gli amici, al cinema, in pizzeria, una gita fuori porta, sono esperienze indimenticabili che rimarranno per sempre indelebili nei nostri pensieri, nella nostra memoria e nel nostro cuore. Sono tappe fondamentali nel percorso di crescita, di indipendenza di noi tutti; la sensazione impareggiabile di sentirsi in qualche modo più grandi, più vicini almeno al mondo nuovo che sta lì fuori.
I percorsi però non sono tutti uguali; la strada alle volte è un po’ più difficile del previsto.
Per chi soffre di autismo, queste forme di indipendenza sono più complesse ed ottenerle richiede uno sforzo importante.
È il caso di Ottavio e Giampietro, 14enni, quasi adolescenti, che a loro modo stanno incontrando il mondo dei grandi e degli altri ragazzi della loro età. Per loro ogni scoperta, ogni esperienza diventa parte di un percorso che assomiglia ad un’impresa.
Portare un ragazzo autistico al cinema non è semplicissimo, ci sono fattori importanti di cui tenere conto. La loro sensibilità ai suoni e alle luci è molto delicata, il loro livello di attenzione è completamente diverso da quello degli altri ragazzi …
Per questo motivo, quando per la prima volta quest’anno abbiamo portato Ottavio e Giampietro al cinema, la gioia nel vederli seduti vicini, davanti a un grande schermo, con i popcorn, in mezzo ad altri ragazzi della loro età, è stata una gioia inimitabile, un tassello in più nel loro personale percorso di crescita.

 

Lo scorso anno ho imparato ad usare la bicicletta

Imparare ad andare in bici è una delle tappe fondamentali nella crescita di ogni bambino. Pedalare per la prima volta da soli, senza l’aiuto di un paio di rotelle, è sicuramente uno di quegli avvenimenti che rimangono scritti nella memoria di tutti noi; ma quando a compiere cose simili è un bambino autistico, non si può parlare soltanto di processo di crescita. Quando ad andare in bici per la prima volta è una persona affetta da autismo, bisogna parlare di impresa o di traguardo raggiunto. Questo è il caso di Alberto, un bambino di undici anni che l’anno scorso grazie all’ausilio di una bicicletta speciale è riuscito per la prima volta a pedalare insieme a suo padre. Un’impresa quotidiana e straordinaria allo stesso tempo, che rimarrà per sempre nella memoria sua ed in quella dei suoi genitori.
Alberto oggi, quando di fuori la giornata è buona, corre da suo papà per chiedergli di andare in giro, uniti da una bicicletta.
Richieste simili, per un bambino con autismo, sono segnali di speranza, di realizzazione sociale e comunicativa, e valgono più di ogni altra cosa. Sono imprese semplici come questa a riscrivere i canoni dei nostri traguardi; traguardi quotidiani che vanno oltre l’ordinario.